41. Cosa dicono i vangeli apocrifi?

Quasi in ogni pagina del Vangelo ci imbattiamo in personaggi che si chiedono qualcosa su Gesù: da dove viene, come mai insegna con tanta autorità, da dove deriva il suo potere, perché fa miracoli, perché sembra opporsi alle tradizioni, perché le autorità lo respingono. Sono domande che si fecero allora e si sono continuate a fare lungo i secoli. A queste domande se ne sono aggiunte altre sul Gesù storico: che lingua parlava, che rapporto aveva con Qumran, è esistito davvero Ponzio Pilato?

Gli scritti apocrifi che proliferarono nella Chiesa a partire dal II secolo possono dividersi in tre categorie:

a) quelli che ci sono pervenuti tramite frammenti scritti su papiro e hanno una certa somiglianza con gli scritti canonici;

b) quelli che si sono conservati integri e hanno un carattere agiografico e tramandano racconti sulla vita di Gesù e della Santissima Vergine;

c) altri che, sotto il nome di un apostolo, si proponevano di diffondere dottrine che mescolavano la rivelazione cristiana con le filosofie gnostiche.

Tra i primi, che sono scarsi e aggiungono poco a ciò che già si conosceva, forse perché conosciamo poco il loro contenuto, ci sono da segnalare i frammenti del cosiddetto “Vangelo di Pietro” che narra la Passione.

Fra i secondi, il più antico è chiamato “Protovangelo di Giacomo” e narra la vita della Santissima Vergine, della sua permanenza nel tempio da quando aveva tre anni e di come fu designato San Giuseppe, che viene presentato come vedovo, per aver cura di lei. Quando essa compì i dodici anni, i sacerdoti del Tempio riunirono tutti i vedovi e per un prodigio dal bastone di Giuseppe spuntò una colomba, e così fu lui ad essere designato. Altri apocrifi successivi, come lo “Pseudo Matteo”, riportano lo stesso episodio con la variante che il bastone fiorì miracolosamente. Il Protovangelo si sofferma poi a raccontare la nascita di Gesù e come il santo patriarca cercò una levatrice che potesse verificare la verginità di Maria nel parto. Con uno stile simile, altri apocrifi come “la natività di Maria” si soffermano a raccontare la nascita della Vergine da Gioacchino e Anna, che erano già anziani. Lo “Pseudo Tommaso” narra l’infanzia di Gesù e i miracoli che faceva da bambino. La morte di San Giuseppe è il tema principale della “Storia di Giuseppe il falegname”. Negli apocrifi arabi della infanzia, molto posteriori, si fissa l’attenzione sui Re Magi, dei quali in un testo etiope ci dà anche i nomi che sono poi divenuti popolari. Nel “Libro del riposo” o lo “Pseudo Melitone” il tema principale è la morte e l'Assunzione della Santissima Vergine, che secondo questa pia tradizione, morì circondata dagli apostoli e il Signore ne trasportò il corpo in un carro celeste. Tutte queste leggende devote circolarono con profusione nel Medio Evo e servirono di ispirazione a molti artisti.

L’ultimo tipo di scritti, che più propriamente si possono chiamare apocrifi (nascosti) sono quelli che trasmettevano, all’interno di alcune sette, dottrine eretiche. Sono quelli più citati dai Santi Padri che li studiarono per confutarli e, con frequenza, li catalogarono con il nome di chi li aveva composti e che in genere erano i capi di queste sette: come per es. Marcione o Basilide. Altre volte vengono identificati con i destinatari come per es. il Vangelo degli Ebrei o degli Egizi. Altre volte gli stessi scrittori ecclesiastici accusano questi eretici di mettere le loro dottrine sotto il nome di qualche apostolo, preferibilmente Giacomo o Tommaso.

Le informazioni che già avevamo dagli antichi scrittori cristiani (S. Ireneo, S. Epifanio, ecc.) sono state confermate dal ritrovamento di circa quaranta opere gnostiche scritte su papiri, ritrovati a Nag Hammadi (Egitto) nel 1945. In queste opere, in genere, sono presentate rivelazioni segrete di Gesù di cui però non abbiamo nessuna garanzia. La base dottrinale è comune a tutte le sette gnostiche conosciute: il Dio Creatore è un dio inferiore e perverso (il Demiurgo); alla salvezza individuale si arriva mediante la consapevolezza della nostra natura divina