Presentata a Roma la biografia di san Josemaría

Giovedì 22 maggio nella pinacoteca dei Musei Capitolini, a Roma, si è svolta la presentazione del II volume della biografia “Il Fondatore dell’Opus Dei” di Vázquez de Prada. All'incontro hanno partecipato mons. Vincenzo Paglia, Vescovo di Terni-Narni-Amelia e assistente ecclesiastico della Comunità di Sant'Egidio, Rodolfo Brancoli giornalista e scrittore, e Massimo De Angelis della rivista “Liberal”.

Secondo mons. Paglia, uno dei meriti dell’opera presentata è lo stile semplice e schietto che, a differenza di certe biografie di santi palesemente “agiografiche, un po’ leccate e stucchevoli, un po’ troppo apologetiche”, permette di “entrare dentro il cuore di Escrivá e di accompagnarlo” da vicino. Il libro, grazie all’abbondante documentazione inedita e alle numerose citazioni autobiografiche del Santo, ci porta a conoscere “il cuore, il pensiero, il carattere di don Josemaría” e ci “presenta una personalità che, senza dubbio, nel corso del Novecento ha segnato la storia soprattutto dell’occidente”.

Il vescovo di Terni, servendosi di alcune citazioni testuali, ha ricordato qualche episodio particolarmente significativo degli anni Trenta: l’assistenza ai malati e ai poveri negli ospedali e nei sobborghi di Madrid, il lavoro pastorale con persone di tutte le categorie sociali, il senso di paternità maturato gradualmente verso i suoi primi figli spirituali, la serenità e il buon umore nell’affrontare le difficoltà e le calunnie…

Sin dall’inizio della lettura - ha spiegato - si può cogliere l’Opus Dei come “dall’interno” e se ne intravede subito la fisionomia completa, con tutte le intuizioni che successivamente avrebbero assunto corpo, come, ad esempio, l’idea che per il cristiano comune “la cosa straordinaria è l’ordinario fatto con perfezione”.

Pur in un periodo in cui le contrapposizioni ideologiche portavano a divisioni e barriere spirituali, si coglie chiaramente, ha detto mons. Paglia, “ l’universalità dell’Opera, quando egli dice ai suoi primi figli e amici “dobbiamo rivolgerci a tutti perché non c’è creatura umana che non amiamo, che non cerchiamo di aiutare e di comprendere; tutti ci interessano perché tutti hanno un’anima da salvare”.”

Rodolfo Brancoli si è soffermato soprattutto sulla personalità che emerge dal ritratto a tutto campo offerto da Vázquez de Prada, e che risalta, a suo avviso, “nella straordinaria energia fisica e intellettuale” che caratterizzava Josemaría Escrivá. Nonostante l’austerità del suo stile di vita estremamente sobrio e penitente, “riusciva a fare diecimila cose contemporaneamente”.

“San Josemaría Escrivá era un intellettuale e la stessa intuizione di un apostolato dell’intelligenza era il segno della sua lungimiranza messa al servizio del rinnovamento anche della società civile”. Brancoli ha sottolineato anche “l’eleganza umana con cui Escrivá ha saputo presentare il suo messaggio e soprattutto con cui ha saputo portare la croce dell’opposizione e della calunnia”. A questo proposito - ha osservato - “il libro fa capire molto bene che le incomprensioni e le principali accuse rivolte all’Opus Dei nel corso degli anni sono sempre rimaste le stesse” incontrate agli inizi del suo cammino ecclesiale.

Massimo De Angelis ha incentrato il suo intervento conclusivo principalmente sulla caratteristica dell’Opus Dei vista come famiglia: “questo aspetto è molto importante per capire la fondazione di Escrivá ”.

Si è soffermato poi sul concetto di laicità e quindi “sulla logica di pacificazione di san Josemaría”, da lui tanto praticata specialmente negli anni sofferti del dopo guerra. Per esempio cercava di convincere le persone che avevano perso i propri cari nelle tragiche vicissitudini della contesa a non piantare delle croci commemorative in segno di rivincita. Come poi lasciò scritto nella sua “Via Crucis”, era solito dire: “Bisogna unire, bisogna comprendere, bisogna scusare. Non alzare mai una croce soltanto per ricordare che qualcuno ha ammazzato qualcun altro. Sarebbe lo stendardo del diavolo. La Croce di Cristo è tacere, perdonare e pregare gli uni per gli altri, perché tutti trovino la pace” (Via Crucis, n. 8).