Dan BROWN. Il codice da Vinci

Analisi di un bestseller

Questo libro è bestseller negli Stati Uniti, dove circola persino nella versione audiobook, ed è subito diventato bestseller anche in Italia. Lo si vede leggere in treno, in metropolitana, presto — è da credere - lo si vedrà sotto gli ombrelloni, sulle spiagge.

Quale la ragione o le ragioni di tanto successo? Intanto, è da sottolineare la suggestione che personaggi e eventi della cultura italiana continuano ad esercitare sull'immaginario collettivo, ispirando opere non accademiche, e invece di fiction narrativa e cinematografica, a New York come a Hollywood. Leonardo da Vinci e le grandi figure del Rinascimento italiano, in altri casi Dante e il suo Inferno, alimentano gli interessi più svariati, addirittura le peripezie e gli intrighi del thriller, l'ultima forma di successo di massa del genere romanzesco. Era peraltro già stato così con la saga dei Borgia, con i delitti dell'Italia passionale e violenta del Cinquecento riconvertiti all'Ottocento dalla penna di Stendhal.

Certo qui non si tratta di Stendhal. Dan Brown è un ex insegnante di inglese, cultore di studi artistici e di codici segreti, che utilizza abilmente le proprie contaminate curiosità confezionando un prodotto letterario per il larghissimo consumo.

L'inizio è davvero promettente. Nella Grande Galleria del Louvre il curatore Saunière arriva di corsa e si aggrappa a un dipinto del Caravaggio, facendo deliberatamente scattare l'allarme e una grata che lo isola; ma l'inseguitore riesce comunque ad ammazzarlo. Prima di esalare l'ultimo respiro il vecchio curatore ha però tempo di spogliarsi e di distendersi sul pavimento nella posizione dell'homo vitruvianus, immortalato dal celeberrimo disegno di Leonardo da Vinci, lasciando un misterioso messaggio. Da questa clamorosa scoperta prende avvio una lunga e avventurosa investigazione, protagonisti Robert Langdon, un esperto di simbologia e una giovane donna, nipote dell' assassinato che alla fine del libro si saprà essere l'erede di una mirabolante genealogia.

Il romanzo procede per continui colpi di scena, che in parte spiegano la curiosità dei lettori, ma Dan Brown non va davvero per il sottile e, pur di mantenere il ritmo, in stile caccia al tesoro, da un indizio all'altro, non disdegna, accumulandole, le trovate più cervellotiche e sforzate.

Al di là delle tesi di fondo, dell'esistenza di un Priorato di Sion che avrebbe avuto tra i suoi Gran Maestri personaggi come Botticelli e Leonardo e Newton, sino a Hugo, Debussy e Cocteau, e che avrebbe perseguito la missione eroica di difendere nella storia una linea femminile, scaturita dal matrimonio di Cristo con la Maddalena, e al di là della dura polemica contro l'Opus Dei, che ha scatenato la reazione del Vaticano, Il codice da Vinci risulta un astuto ma dozzinale repertorio di area New Age, dove sono mescolati tutti gli ingredienti: il Santo Graal, i Cavalieri della Tavola Rotonda, i Templari, la cabbala, la massoneria, l'Opus Dei, la numerologia, la simbologia, le piramidi, i tarocchi, il sorriso della Gioconda, eccetera.

Nulla di nuovo, del resto. Lo stesso utilizzo della figura di Leonardo da Vinci come personaggio da spy story è ormai uno stereotipo del genere. Non si contano i titoli in proposito nella tradizione anglosassone. E nel 2000, prima dunque di Dan Brown, il francese Guillaume Prévost in “I sette delitti di Roma”, appena tradotti in italiano da Sellerio, lo aveva addirittura trasformato in detective nella Roma di Leone X.

(S. Campailla)

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