Codice da Vinci, 17 milioni di copie e un mistero

Per chi è interessato a scoprire chi fosse Gesù in realtà e cosa abbia predicato, c'è un modo per farlo, che non ha nulla di segreto o di occulto: è il Nuovo Testamento.

In libreria molti lettori mi chiedono incuriositi sempre più spesso notizie del Codice da Vinci di Brown e restano perplessi quando gli rispondo che è un mistero come abbia fatto un libro del genere a vendere 17 milioni di copie nei mondo. Alcuni fattori hanno contato molto in questa planetario successo: uno è l'uso della lingua inglese, l'altro il mercato americano. Infatti, Harry Potter della britannica Rowling, pur scritto in inglese, non vendette granché fino a quando non fu notato da un editore americano, il quale lo lanciò con ben altre tirature su un pubblico potenziale di 270 milioni di persone. Se si tiene conto del fatto che l'inglese è la lingua più diffusa, si comprende perché dia un vantaggio.

E poi una bella fetta di statunitensi va matta per la letteratura apocalittica che descrive complotti orditi dal Vaticano. In vaga tra i fondamentalisti protestanti, questa letteratura ci è sconosciuta perché ci farebbe solo ridere e la catalogheremmo nel trash. Tuttavia costituisce un filone importante nel pulp d'Oltreoceano. Ora, il Codice si è giusto buttato a corpo morto in questo argomento, avendo l'accortezza di infarcirlo di particolari eruditi (si fa per dire), così da situarsi a un livello un po' superiore.

Naturalmente, nessuno storico e nessun teologo (e nessun esperta di arte) prenderebbe per oro colato quel che c'è scritto. Ma, che volete, siamo in provincia e, quando si viene a sapere che un libro ha venduto milioni di copie in America, scatta l'effetto curiosità . Il libro si basa su un Gesù, maestro mortale di saggezza, che cercava di reintrodurre la nozione del "sacro femminile" nella coscienza e nell'esperienza umane. Ha avuto seguaci e si è sposato con Maria Maddalena, ritenuta leader di questo movimento. A ciò si è opposto il "partito di Pietro" , che ha lavorato per nascondere la verità, cosa che è riuscita in ultima istanza con le azioni dell'imperatore Costantino, che ha "divinizzato" Gesù nel Concilio di Nicea del 325. Ciò che inquieta i lettori è proprio questo suggerire che la Chiesa si sia impegnata a nascondere, distruggendola, la verità, così come l'idea - proposta da Brown con affermazioni come «gli storici ritengono» - del fatto che Gesù non venne considerato divino dai suoi primi seguaci.

Queste dichiarazioni non hanno alcun senso a vari livelli. Ad esempio, Brown afferma che il "partito di Pietro", il cristianesimo ortodosso, si è opposto a Maria Maddalena e l'ha demonizzata. Abbiamo molti esempi di padri della Chiesa che sostenevano come Maria Maddalena fosse oggetto di devozione particolare. È onorata come santa nel cattolicesimo e nell'ortodossia.

Possibile che sia stata demonizzata? Cosa ancora più importante, Brown afferma che Costantino inventò la nazione della divinità di Cri sto per rafforzare il suo potere e unificare l'impero. Se fosse stato così, cos'era questo "partito di Pietro" che lottava contro i devoti di Maria Maddalena? Non regge.

Alla base di tutto c'è la Questione delle fonti. Quelle alle quali dipende Brown sono soprattutto scritti gnostici nella migliore delle ipotesi risalenti alla fine del prima secolo, ma molto probabilmente successivi. Brown ignora gli scritti del Nuovo Testamento, che anche gli studiosi più scettici fanno risalire al primo secolo, così come le testimonianze dei padri greci e latini e l'evidenza liturgica di questi primi tre secoli. Inoltre fa una caricatura dell'Opus Dei, anche se tenta di scusare i suoi appartenenti e li trasforma in vittime, più che in gente da disprezzare. Non è necessario, però, dire che il Codice da Vinci è pieno di dichiarazioni e caratterizzazioni sbagliate dell'Opus Dei, com'è dimostrato dalla figura interessante di un "monaco" del movimento, fatto che, già di per sé, toglie credibilità a tutto ciò che Brown afferma sull'Opus Dei, dal momento che questa non ha monaci. Brown si presenta come una specie di devoto ed esperto di storia dell'arte, ma si riferisce all'artista in questione parlando di "da Vinci", come se fosse il nome, mentre è l'indicazione della città natale. lì suo nome era Leonardo. Una persona che si dichiara esperta d'arte e si riferisce all'artista come a "da Vinci" è credibile quanto chi si proclama storico della Chiesa e si riferisce a Gesù parlando di "di Nazareth".

Incoraggio i lettori a non dipendere dalle sciocchezze raccontate in questo romanzo per ampliare la loro comprensione delle origini cristiane. Se sono interessati a scoprire chi fosse Gesù in realtà e casa abbia predicato, c'è un modo per farlo, che non ha nulla di segreto o di occulto: è il Nuovo Testamento. Se vogliono incontrare Gesù, comincino da lì. Rimarranno sorpresi da ciò che troveranno.

Francesco Manna // Il Mattino