È soltanto un romanzo

Un libro, il codice da Vinci di Dan Brown, è diventato un caso letterario da un lato e anche un esempio di "fantateologia” dall'altro. In realtà un romanzo è solo un romanzo. Tuttavia bisogna saper distinguere la realtà del fatti dalla fantasia per non cadere in errori che possono dimostrarsi catastrofici.

La fantateologia (sarei tentato di dire la "pornoteologia"), più che un genere dell'industria culturale, è un atteggiamento mentale dei consumatori di best-seller, In sé e per sé la trovata letteraria di affatturare la storia della pietà religiosa per intrigare il lettore ha precedenti antichi. Tanti apocrifi nel giro dei secoli sono nati per l'esigenza di spremere successo, con narrazioni tese a enfatizzare il risvolto magico ed esoterico di tradizioni popolari, andando a gratificare il lato oscuro dell'attenzione all'invisibile e al misterioso. Nuovo è invece l'affollato entusiasmo per una fiction che, per sua natura, non può vantare alcuna pretesa, soprattutto quando manipola cose ben più importanti di lei, ma che viene recepita come una serie emozionante di rivelazioni e colpi di scena radicali nella storia.

Un romanzo è soltanto un romanzo, ma se uno lo prende in mano quasi fosse la Bibbia gli effetti della lettura possono essere sconcertanti. Tanto più diventano paradossali quanto più cresce l'ignoranza di chi recepisce i racconti come verità. Trovo esemplare il riassunto che il Corriere della Sera, in una nota di Ranieri Polese, ha fatto del caso di Dan Brown, romanziere da milioni di copie col suo “Il codice da Vinci”: «Gesù ebbe un figlio da Maria Maddalena; questo fatto (la discendenza dal Sang Réal, da cui San Graal, ma anche la centralità della donna nella nuova religione), espunto dal Nuovo Testamento, è stato conservato dai vangeli gnostici, dai templari e finalmente dal priorato di Sion a cui apparteneva anche Leonardo da Vinci: oggi l'Opus Dei cerca coi ogni mezzo di impedire che quella “verità" sia conosciuta».

Tutta qui la trama del romanzo. Quale uomo colto potrebbe prendere per verosimile questa storia? Dan Brown nelle interviste ammette che la sua è fiction, anche se in una edizione italiana dei Codice lo stesso autore sostiene (l'osservazione è ancora di Polese) che «tutte le descrizioni... di documenti e rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà». Il thriller funziona, il fraintendimento con il quale viene consumato preoccupa. C'è gente che legge e crede: e più una cosa sa di stravagante e misterioso più ci crede, talvolta trasformandosi persino in entusiasta propagandista dell'invenzione vissuta come rivelazione. Ho dedicato studi non frettolosi al fenomeno vasto della new age, che poggia in notevole parte sulla "fantateologia” e su un pasticciato sincretismo, con riscritture disinvolte di materiale variamente tradizionale, un vero supermarket di testi semireligiosi, di rituali e di leggende. E ho registrato la devozione di tanti giovani: frastornati nei confronti di un Olimpo minore e di facili dei. È legittimo dunque essere preoccupati del successo del Codice da Vinci.

C'è poi, a vari livelli di dignità letteraria, il filone neo esoterico, con schiere di fedeli lettori. La confusione è tanta, e non giova al tono culturale generale. Intellettuali assai noti, laici e indipendenti per la maggior parte, hanno appena redatto un manifesto per ottenere l'insegnamento della Bibbia nelle scuole con una lettura consapevole della sua valenza altamente culturale Poi succede che la conoscenza diffusa debba costruirsi con piccole maldicenze. A chi giova questa manipolazione? Trovo grave che ci siano persone che vanno in giro a parlare male di movimenti ecclesiali sulla base delle invenzioni romanzesche. Inserite in taluni best-seller. Nel secolo scorso, l'Europa ha pagato per la creazione propagandistica di documenti falsi, tesi a diffondere odio, il costo altissimo del nazismo e dello stalinismo. E l'orrore dell'Olocausto. Non voglio fare alcun paragone, qui c'è soltanto odor di denaro e fantasticheria letteraria. Ma l'ignoranza è l'anticamera dei fraintendimenti e l'anticlericalismo è pianta che si alimenta di qualsiasi nutrimento.

L’anticlericalismo tardivo è mediocre ma fastidioso anche quando tenta di fare storia seria, figuriamoci quando si affida alla fiction.

Gasparre Barbiellini Amidei // Club 3